mercoledì 10 giugno 2015

Aspettare

Il treno era in ritardo e Adelina si stufò di aspettare sulla panchina di legno un po' scrostata del primo binario. Decise quindi di prendere il pullman per coprire gli ultimi trenta chilometri che le servivano per arrivare alla stazione di Pontello.
Il pullman era già alla fermata e dopo essersi seduta nella quarta fila di destra vicino al finestrino, occupando con la giacca, il posto vicino al corridoio, si mise a leggere uno stupido romanzo rosa. Al termine della pagina, vedendo che nessuno era salito né tantomeno il motore era acceso, si alzò e chiese al conducente se sarebbe partito puntuale. Il guidatore lievemente seccato dalla domanda perché non si parla al conducente, come da cartello ben in vista, disse che ci sarebbe stato un lieve ritardo per uno sciopero della categoria.
Adelina scese e s’infilò in un’auto che sembrava fare un servizio taxi e, sedendosi alle spalle del posto passeggero, contrattò brevemente il prezzo della corsa.
Cinque minuti dopo era già immersa nei suoi pensieri che scorrevano nella sua mente alla stesso ritmo del paesaggio circostante.
Non era sicuramente la sua giornata fortunata perché dopo una decina di chilometri la macchina si fermò per un guasto al motore.
Il guidatore alzando le spalle spiegò che sarebbe andato a piedi al prossimo paese, sei chilometri più avanti, per cercare aiuto. Di fretta, in fondo, non ne aveva, la giornata era bella e si sarebbe fatto volentieri una camminata tra i campi di grano e di papaveri.  
Adelina, la cui ciocca di capelli sfuggita dalla molletta tradiva il suo autocontrollo, si sedette invece all’amazzone sul sedile posteriore di una vespa di un contadino che non seppe resistere alla richiesta di un’affascinante donna di città in un elegante tailleur grigio. Rassegnata più che seccata, attese su un’altra panchina del primo binario il treno, il “suo” treno.
Si fermò alla stazione di arrivo con mezz’ora abbondante di ritardo e, con un ritardo di un’ora e mezza, arrivò alla cerimonia che però non era ancora iniziata perché, si sa, la sposa si fa sempre attendere.
Si sedette sulla sedia del testimone dello sposo, sorridendo.
“Sarà una bella giornata” pensò.

4 commenti:

  1. Ma guarda scorrendo il web , che a volta faccio che bel blog che ho trovato!
    Complimenti..
    Una mano felice nello scrivere questo racconto come tanti altri tuoi che ho letto...
    L'attesa questa sconosciuta è il caso di dirlo...
    Mi sono iscritta con piacere..
    Felice se vorrai ricambiarmi..
    Una buona serata e grazie..Abbraccio!
    http://rockmusicspace.blogspot.it/

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  2. Bravo Porco, a parte qualche "sporchesso" formale che ti avrei pulito mi piace questa Adelina

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    1. si, anche secondo me ho fatto l'acrobata dei congiuntivi.
      prossima volta mi correggi la bozza

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