Eccolo:
Incontrai Echse per la prima
volta nell’agosto di cinque anni fa al Teatro Greco.
Io avevo in mano una granita al
latte di mandorla, lei si strofinava le dita con una foglia di eucalipto,
vicino alle labbra.“Non ho ancora capito se la regia di questo Filottete mi sta affascinando o sono le cicale che mi stanno stordendo” mi disse.
“Ho letto il Filottete al Liceo. Mi era piaciuto.” le risposi, banalmente.
“Questa granita alle mandorle piace, questo profumo di eucalipto piace. Il Filottete ti trasporta via, in esilio come l’eroe greco.”
“Sto preparando” aggiunse ”la mia tesi di Laurea sugli influssi della Tragedia Greca sul periodo delle Tirannidi a Siracusa: il Teatro muoveva migliaia di cuori, pensa che nel Prologo, i tragediografi svelavano il finale per infondere un senso di sicurezza negli spettatori: era il periodo delle invasioni dei Persiani e di instabilità politica di tutta la Grecia ”
Continuò a parlarmi della Tragedia e della Storia greca, mi spiegò come funzionava un teatro classico e mi commentò il Filottete scena per scena.
E alla fine m’immaginai l’eroe vendicare la morte di Achille, uccidendo Paride.
Al termine dello spettacolo, con il sole ormai tramontato, ci dirigemmo lungo il viale Paradiso, verso l’uscita.
“Mia madre ci portava qui a giocare quando eravamo piccoli”, dissi indicando il Tempio di Apollo ”e di là c’è l’Anfiteatro: una volta c’era il cinema all’aperto. Ho visto Altrimenti ci Arrabbiamo. Scendiamo alla darsena e ceniamo?”.Le chiesi.
“Perché?” disse ridendo e mi voltò le spalle.