giovedì 6 novembre 2014

La donna che contava i numeri

Inutile, non le entravano in testa. Questo corso di Mandarino! Era il centesimo corso che iniziava e già sapeva che lo avrebbe abbandonato come tutti gli altri.
Dai facili entusiasmi iniziali, si lanciava nelle novità sia che si trattasse di una relazione sentimentale, un corso di ballo, l'ennesima lite con sua sorella.
In amore non riusciva ad andare oltre la passione iniziale, quando la conoscenza con l'uomo che le interessava si faceva troppo intima, scemava il suo interesse, sapeva riconoscerne i pregi, ma non accettava di stare con qualcuno che conosceva i suoi limiti e sapeva leggerle dentro. Per questo pareva attratta come una calamita da storie che emettevano un respiro agonico fin dal primo vagito.
Sembrava chiusa in un cerchio, un bozzolo, costruito a baluardo della sua identità, quasi che la forza e la determinazione che voleva trasparissero dalla sua persona e dai suoi gesti, fossero invece la corazza o il nido costruito a difesa di fragilità che non ammetteva: lei dentro, il mondo fuori.
La sua insegnante al corso di Mandarino, Hua Shu, il cui nome poteva tradursi bizzarramente Siepe Fiorita, era orgogliosa della sua allieva migliore. La pronuncia, per una principiante, beninteso, era precisa, cosi come erano comprensibili le frasi di base, buongiorno, buonasera, io mi chiamo Marco, tu sei Anna.
Niente di nuovo, in fondo era una studentessa dotata. Sulla carta.
Però, come per una qualche maledizione, non le entravano in testa i numeri. Non solo non se li ricordava, ma non se ne ricordava l’ordine: Yi, er, san… e poi doveva leggere gli altri sette numeri scritti sul palmo della mano sinistra, come se fosse la liceale, che, per inciso, non era più da diversi anni.
Dopo qualche settimana dall'inizio del corso, poteva ormai ordinare tranquillamente una cena a base di verdure in un qualsiasi ristorante cinese, purché il numero dei ravioli al vapore fosse meno di sette e nel caso di una cena con almeno otto persone, doveva sbirciare le parole scritte sulla mano.
Alla fine, riuscì a ricordare anche il nove e il dieci, numeri assai noiosi per i cinesi: tutti, tranne l’otto.
Beh, nove su dieci, anche se non sono in ordine…, pensò spiando le scritte sui polpastrelli, un numero per dito.
"Eppure è cosi semplice, è facile da ricordare anche la calligrafia è elementare, e si dice… ecco non me lo ricordo!"
Quando un mattino, andando in negozio, vide arrivare il suo tram, “l’otto”, osservò quella strana simmetria fatta di due cerchi e un incrocio. Piegò la testa di lato come era solita fare quando si immergeva nelle sue riflessioni,  così osservò il numero da un' altra prospettiva l'otto diventava l'infinito: due cerchi connessi, abbracciati.
Passò l’intera serata in internet a cercare suggestioni, significati, immagini e con la luna ormai alta in cielo decise di mettere ordine alla propria vita e non essere più un satellite intorno al Pianeta degli Eventi. Uscendo nella notte, si mise esattamente al centro della piazza e si guardò intorno e disse: “Ba!”


Grazie ad Amanda che ha usato prima lo scalpello, poi il cesello e infine una finissima lima diamantata.



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