lunedì 7 luglio 2025

AQP XVIII - La ventola spaziale

L’Asino Quanto Pesi di oggi inizia circa dieci anni fa, quando vivevo nella casa di Brembo, piccolina e calda d’estate.
Decido allora di regalarmi una ventola da soffitto con luce LED. Ma non una qualunque: una Spaziale™, con 5 pale in policarbonato trasparente, design da copertina, un LED che sembrava uscito da Star Trek, 130 euro di pura eleganza futurista.

Vado a casa, la monto.
La luce si accende, le pale girano… ma non si muove un filo d’aria.
Controllo: è in modalità estate, rotazione giusta, tutto regolare. Ma niente. Zero vento.

Mi convinco che sia colpa della casa: troppo piccola, c'è il soppalco, magari l’aria si incastra tra i libri e le travi.
Me ne faccio una ragione.

Anni dopo, nuova casa, più grande.
Trasloco la ventola, la rimonto in salotto. Risultato? Uguale: aria ferma come in una cripta egizia.
Mi racconto altre balle: ambiente troppo ampio, soffitti troppo alti, correnti telluriche negative…
Me ne faccio una ragione anche lì.

Passano altri due anni, cambio casa di nuovo. Stavolta la monto in camera, dimensioni perfette, metratura ideale.
E niente: solo un sussurro d’aria triste, anche alla massima velocità.
Va bene, dico, ormai è decorativa. Almeno fa luce.

Poi installo il condizionatore e la ventola non serve più. Ma non la butto: la porto ad Albisola, dove magari anche un filo d’aria può salvarti la serata.
Per la quarta volta in dieci anni la smonto, la rimonto, questa volta in cucina. Niente. Sempre lei: bella, cara, e completamente inutile.

In un ultimo gesto disperato, attacco nastro adesivo sulle pale per aumentare la portanza.
Un lieve miglioramento c’è, ma è più una suggestione che un risultato.
Nel frattempo compro due ventole cinesi da 50 euro su Temu, delle plastiche da discount… che funzionano benissimo.

La cosa diventa argomento da spiaggia.
Io, frustrato e indignato, racconto a mia sorella come ho speso 130 euro per un capolavoro di design con un difetto di ingegnerizzazione delle pale.
Non posso restituirla (sono passati dieci anni), non posso fare una recensione negativa (non esiste più), eppure all’epoca la pubblicizzavano come la ventola dell’universo: policarbonato con glitter, design scandinavo, la nuova era del comfort climatico.

Dico a mia sorella: “Secondo me è colpa dell’inclinazione delle pale. Se le scaldo con uno sverniciatore termico e le piego leggermente, potrei cambiare la portanza e finalmente spostare un po’ d’aria.”
E qui interviene mio cognato.

Lui.
Quello che non sa nemmeno cambiare una lampadina senza supervisionamento psicologico.
Mi guarda e dice:
“Ma non è che hai montato le pale al contrario?”

Lo guardo come si guarda un bambino che ha appena chiesto se gli aerei volano grazie alle ali degli angeli.
Gli spiego, con calma:
“No, ho già provato a cambiare il senso di rotazione. Modalità estate, modalità inverno. Niente cambia. È proprio un problema di inclinazione: le pale tagliano l’aria senza spostarla verso il basso.”

E lui:
 “No no… io intendo le pale proprio montate al contrario, tipo che il lato giusto sta sopra invece che sotto.”

Mi fermo.
Lo fisso.
Sto per ricordargli che non sa nemmeno appendere un quadro, ma qualcosa dentro di me si incrina.
Raccolgo l’asciugamano, infilo lo zaino, mi rivesto, metto le infradito, torno a casa.
Scala. Cacciavite. Smonto la prima pala.
Sulle viti, una scritta... al contrario.
La leggo meglio:
“THIS SIDE DOWN.”

Per dieci anni ho montato tutte le pale al contrario.

Le giro. Le rimonto.
Accendo la ventola.
Tutte le carte della partita a Scala 40 che stavano sul tavolo volano per la cucina.

E lì, finalmente, ho capito perché costava 130 euro.

giovedì 3 luglio 2025

Ma perché non ti trovi una fidanzata? sei (così) un bell'uomo... IV

Le app di dating sono fuffa per me.
Non perché non funzioni l’idea in sé — ci mancherebbe, chi sono io per giudicare l’algoritmo dell’amore? — ma perché non riflettono le mie reali esigenze.

Tinder mi propone un’alternanza deprimente: o profili finti con IA generate col generatore "ragazza carina standard", o prostitute vere. In entrambi i casi, l’obiettivo è fotterti i soldi.
(Magari fosse solo “fotterti”.)

Facebook Dating, invece, mi propone cose inspiegabili. Tipo donne che hanno messo "madre single di 4 figli" nella bio e che cercano “uomo sincero con valori, ma con moto e casa al mare”.
Come se avessero premuto a caso su tutto ciò che non c’entra con me.
O forse l’algoritmo ha capito tutto.

Certo, è anche vero che mi posiziono alle estremità della gaussiana:
non abbastanza disagiato da disperarsi, non abbastanza banale da piacere a quelle che “adorano viaggiare e la sincerità " (ma dai? Pensavo ti piacesse passare il tuo tempo alla Lidl per incontrare uomini che ti prendono per il culo),
non così giovane da piacere alle venticinquenni, ma troppo mentalmente e fisicamente giovane per compatirmi con le “coetanee spaccate” che mi propone il sistema.
(Nota per gli umani sensibili: “spaccate” non è un insulto, è una constatazione antropologica.)

Insomma, sono nella terra di nessuno del desiderio:
troppo "saggio" per le giovani, troppo vivo per le vecchie, troppo consapevole per fingere, troppo Porco per fingere troppo.

E quindi che succede?
Succede che già è difficile organizzare un incontro. Poi scambi due messaggi, guardi meglio le foto, leggi la bio e capisci che non va bene per te.
E se proprio arrivi al vis-à-vis...
...ti cascano i coglioni sul tavolino del bar.

Quindi?
Che faccio?

(Lo chiedo a voi. Ma anche al mare, ché magari risponde prima lui.)

P.s.  Non scrivete consigli, solo coordinate GPS. 




sabato 31 maggio 2025

Speaking Words of Wisdom XLIII



La.depressione è meglio passarla al mare. Che almeno sembra una scelta estetica.