Nel ricordarvi che il Porco, in una vita precedente, era un discreto canoista (o almeno, così racconta lui). Canoa Canadese, per essere precisi, quella specialità in cui sei su di un ginocchio sulla barca.
Ebbene sì, io e la mia seconda voga, Vittorio, vincemmo il Campionato di Fondo di Lombardia, specialità C2. Il "Fossi Figo" è ampiamente giustificato e il titolo ampiamente meritato per questi motivi, che conseguirebbero da soli un documentario su Netflix, altro che un post.
La gara era di 42 chilometri. Quarantadue chilometri, sottolineo, perché già dirlo fa venire il fiatone. E tutto questo in ginocchio su una Canoa Canadese, pagaia da un lato solo, sperando che il lato opposto non faccia sciopero.
42 chilometri in ginocchio. Ora immaginatevi in chiesa per un matrimonio lungo, e moltiplicate quella sofferenza per 1.000. E senza neanche i confetti alla fine.
Acque ferme per 36 chilometri, poi l’ebbrezza del Po per gli ultimi 5 chilometri. Lì ti senti un vero esploratore… o uno che ha appena preso una decisione pessima nella vita.
La gara era sul Canale Milano-Cremona-Po, con partenza e arrivo nella Darsena. Sì, proprio quella dove c'era l'Enrico Toti, il sottomarino.
Durante la gara, a un certo punto ho detto a Vittorio: "Andiamo a dare una pacca all'Enrico Toti, quando mai ci ricapita?". Lui: "Ma ci stanchiamo inutilmente…". Io: "Sti cazzi". Lui: "Ok, mi hai convinto". La storia ci ricorderà come gli eroi che si sono inginocchiati su una canoa per rendere omaggio a un sottomarino.
C'era un sole splendido. Sembrava quasi un invito a goderci la giornata. E infatti, con la scusa che "ci serviva energia per la gara", ci eravamo portati da mangiare e bere sulla barca. Panini, succhi di frutta, un po’ di cioccolato… mancava solo la tovaglietta a quadretti e il fiasco di vino per fare un picnic come si deve.
42 chilometri. In ginocchio. Non so se l’ho già detto.
Il tratto sul Po, invece, era un circuito ad anello da fare tre volte. La parte in favore di corrente ti faceva sentire una freccia d'acqua, un dio della velocità. Ma quando arrivava il tratto contro corrente, tutto cambiava: ogni pagaia sembrava un debito karmico da ripagare, e iniziavi a fantasticare su quanto fosse bello stare seduti al bar della Darsena con uno spritz in mano, invece che sudare fiumi d’acqua su un fiume vero..
Le partenze erano scaglionate, e noi eravamo i primi a partire. Durante il primo giro di boa, i Giudici al megafono, con una voce che rimbombava fino a mezza Cremona, urlarono: "A tutti i canoisti in gara, guardate bene il C2 come fa i giri di boa!". E poi una telecronaca in diretta tipo Olimpiadi: "Ecco, vedete come allargano la curva… ora la stringono… perfetto! dovete fare come loro!". Io e la mia seconda voga, esaltati, ci sentivamo delle divinità acquatiche.
42 chilometri, in ginocchio. Ancora una volta, nel caso ve lo foste dimenticato.
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