Finalmente dopo più di otto mesi di attesa, tra tribunali,
agenzie entrate, banche mi hanno dato le chiavi e ho preso il pieno possesso
della casa.
Questa volta sono entrato in casa con razionalità; con l’idea
di buttare la maggior parte delle cose ma conservare quelle nuove ed
impacchettate (i precedenti proprietari erano accumulatori seriali).
Con cura e razionalità ho iniziato ad aprire cassetti, armadi
e selezionare le cose che si potevano tenere, riutilizzare, rivendere o regalare.
Negli armadi e c’erano decine e decine di asciugamani puliti
e piegati, sistemati in ordine. Poi ho trovato carte di identità, documenti ed
effetti personali. Poi la corrispondenza ricevuta, tenuta in ordine maniacale:
prima lettere di sollecito di pagamento, poi raccomandate bonarie, poi
solleciti più incisivi, poi ingiunzioni del tribunale e poi pignoramenti.
Mi è salita l’ansia.
Ad un certo punto mi sono guardato intorno, ho preso il
telefono, ho chiamato l’impresa di ristrutturazione:
“Davide”
“Dimmi, Porco”
“Sono qui in casa…”
“e…”
“Buttiamo via tutto, svuotami questa casa, non voglio vedere
più niente”
“Bravo. Te l’avevo detto”.
Mi è ritornata l’ansia a scrivere questo pezzo.
😔
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