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iamo andati in una comunità agricola con dei nostri amici dalle parti del Monte Penice e ne abbiamo approfittato per far prendere un po' di aria buona alle patatine. Chissà che un po' di ossigeno non le mandi in letargo dalle 21 alle 8 del mattino. Tutte le sere.
Bene, ci hanno detto che avremmo condiviso il pranzo (“ognuno porta qualcosa, ma è una cosa molto easy…” – immaginatelo con un lieve accento milanese).
Quando siamo arrivati c’era il cartello che diceva: ”Comunità agricola biologica” e già qui mi sono turbato.
C’erano altri due bambini della stessa età della Patalice (3 anni più o meno) e la loro mamma ha portato da mangiare a tutti i bambini “una bella torta salata di verdura con la pasta fatta con la pasta madre” . Io ho tirato fuori prosciutto e provola, rigorosamente tagliati e messi nelle vaschette sottovuoto per il picnic e ho preparato un panino che Alice, Agata e Tobia (l’amichetto di Alice, figlio di un Vegetariano ex Vegano e di una Carnivora, quindi di equivoca alimentazione) si sono divorato lasciando nel piatto la tristissima torta salata. Uno degli altri due bambini è rimasto con la fetta di torta in mano, bocca aperta e un filo di bava mentre vedeva i tre che facevano scempio del prosciutto Negroni. Poi si è messo a piangere urlando “anch’io [pro]sciutto”. Sua mamma (vegana) per calmarlo gli ha dato prosciutto. Poi ho chiesto se volevano della mortadella e la mammavegana mi ha fulminato con lo sguardo. Come la Genia: ho alzato le spalle come per dire “e che ho fatto…”.
Poi mi sono tolto la maglietta e sono rimasto con una canottiera nera aderente:
“Che Truzzo che sei” ha detto la Genia.
“Rimango in canottiera perché cosi sono più “manzo”…ahahah…l’hai capita?...ahahah”.
“Rimani sempre un Maiale” ha precisato.
Comunque poi è iniziato il pranzo con gli adulti. C’erano penne con salsa di noci e aglio, insalata di farro, bietole/coste/spinaci/insomma erba lessata con sale integrale (sì, esiste il sale integrale), altre due torte salate di cui si decantavano l’assenza degli ingredienti (nel senso che di solito si dice: ”senti che nel ragù ho messo un po' di carne di cinghiale marinata nel barolo con le bacche di ginepro?” qui invece: “senti che non c’è olio, burro, farina, ricotta?”, “ah si delizioso! Ma questo che cos’è ?“ ”Tofu”.
Io ho mangiato pane e mortazza e la frittata.
Alla Genia e ai nostri amici però sono piaciute un po' tutte queste cose. Ma a dir la verità anche a me potrebbero piacere. Durante un Happy Hour, per esempio.
Poi: “Ecco il dolce! La crostata di arance e mele, senza burro, senza zucchero, senza uova, senza farina” ha detto la Vegamamma
”Allora è arrivata la frutta!” ho detto io, provocando una certa contenuta ilarità dei commensali che si sono accorti di tanto fosse stato il pasto quanto saporito come la segatura.
Poi dopo diversi bicchieri di vino (“naturale!”- Vegamma -, “ma sa di aceto” – Porco sottovoce), la tavolata si è un po' rilassata e sono intervenuto nella conversazione in cui la Vegamamma e la sua Vegasorella dicevano che ormai erano tanto abituate a mangiare le torte “senza tutto” che ormai la pasticceria tradizionale aveva per loro un gusto troppo “stucchevole e nauseante”.
Io ho detto (con bicipiti in mostra) che i dolci non servono all’alimentazione ma solo al piacere del palato e ho buttato nella conversazione le seguenti briscole: Sacher, Cassata siciliana, Meringata, Pastiera, Torta alla Frutta con la crema e la Torta Paradiso di Vigoni, visto che eravamo vicini a Pavia. Ecco, vi ho detto i miei top Five.
Poi loro mi hanno ignorato per il reso della giornata.
Patalice ha detto che la crostata senza niente non le piaceva.
Patagata l’ha sputata.
Io ho dato ai bambini le barchette di pastafrolla con la marmellata e le colombine di farina di mais.
Anche al Vegafiglio.
E la Genia li ha stroncati parlando di farina e impossibilità di fare pane con farina esclusivamente italiana.
Non ho capito bene il discorso, chiedetelo a lei.
Quando siamo tornati in macchina per tornare a Milano, la Genia mi ha guardato, mi ha sorriso, ha preso un pacchetto con la rassicurante carta di pasticceria, l’ha aperto e ha detto: “guarda che cosa non si meritano”
Pastiera Napoletana.