Visto che siamo in tema di ideogrammi cinesi, vi voglio mostrare anche questo.
Poi capirete perché.
Questo ideogramma è yong e significa “per sempre, perpetuamente”. È molto simile a shui che vuol dire “acqua” e non sto a spigare il motivo, perché mi sembra ovvio. È molto comune in calligrafia perché contiene i cinque tratti di base della calligrafia cinese.
Se avete seguito gli ultimi tre post sugli ideogrammi, siete pronti per “yong zhu”.
domenica 28 febbraio 2010
sabato 27 febbraio 2010
Gou - il cane cinese
Il radicale gou, che vuol dire cane, è presente anche in numerosi ideogrammi: si trova anche nelle parole Gou (cane), bao (leopardo, uno dei 5 animali dello shaolin), mao (gatto) e naturalmente in zhu ( che vuol dire maiale).
Comunque quando ho scoperto che mao vuol dire gatto e bao non vuol dire cane, mi ha fatto schiattare dal ridere.
Comunque quando ho scoperto che mao vuol dire gatto e bao non vuol dire cane, mi ha fatto schiattare dal ridere.
venerdì 26 febbraio 2010
Zhu - Il maiale cinese
Zhu in cinese vuol dire maiale. Il suo ideogramma che vedete in foto è composto da tre radicali.
Il radicale a sinistra è il radicale di gou, che vuol dire “cane”; si vede stilizzato il cane con le zampe, il muso e le orecchie.
La parte destra è altrettanto interessante. La parte superiore, quella specie di croce con una linea lunga sulla base è un ideogramma molto famoso: è “tu”, uno dei cinque elementi e significa “terra”. La parte inferiore è “ri” dove si vede chiaramente un sole. La linea obliqua un po' curva, che unisce i due radicali, terra e sole, è un elemento che spesso ricorre negli ideogrammi e indica il progresso del tempo o comunque dà una connotazione temporale al significato che vuole esprimere.
Spero che vi sia piaciuta questa spiegazione.
Il radicale a sinistra è il radicale di gou, che vuol dire “cane”; si vede stilizzato il cane con le zampe, il muso e le orecchie.
La parte destra è altrettanto interessante. La parte superiore, quella specie di croce con una linea lunga sulla base è un ideogramma molto famoso: è “tu”, uno dei cinque elementi e significa “terra”. La parte inferiore è “ri” dove si vede chiaramente un sole. La linea obliqua un po' curva, che unisce i due radicali, terra e sole, è un elemento che spesso ricorre negli ideogrammi e indica il progresso del tempo o comunque dà una connotazione temporale al significato che vuole esprimere.
Spero che vi sia piaciuta questa spiegazione.
mercoledì 24 febbraio 2010
Esame di corso istruttori quater
Comunque, domenica scorsa, avevo la parte pratica dell’esame di istruttore di KF. Non avevo voglia di farlo perché già Lo Tzu mi ha negato la cintura nera, poi è anche arrivata la notizia che perdevo il lavoro, per cui ho detto ad Alf di dire che avevo un impegno familiare molto importante e non sarei potuto andare.
Lunedi però comunque sono andato dal Maestro per giustificarmi o comunque dirgli qualcosa e lui non mi ha lasciato parlare.
“Oh, Porco, che piacere! Ma stai bene cosa è successo?” molto cordiale e continua “Guarda il tuo scritto, è stato tra i migliori. Ti ho dato Ottimo su i due compiti, veramente una bella prova, complimenti”.
Prendo i due compiti leggo il primo, la prova test 30 domande 28 giuste. Lo spettacolo vero era l’altra prova 35 domande risposta aperta in 90 minuti, che aveva il seguente giudizio: “OTTIMO, 33 domande corrette, alcune molto complete”.
Guardo molto sorpreso i compiti, francamente non mi aspettavo una performance così elevata.
“Grazie, Maestro; quando posso recuperare la prova pratica?”
“Oohh, ma tu non ne hai bisogno, io ti osservo già da molto tempo e per me il tuo esame è una pura formalità…”.
Volevo abbandonarlo, perché inutile, costoso, impegnativo. Adesso mi tocca anche finire ‘sto corso per istruttori… non ci voleva proprio.
Lunedi però comunque sono andato dal Maestro per giustificarmi o comunque dirgli qualcosa e lui non mi ha lasciato parlare.
“Oh, Porco, che piacere! Ma stai bene cosa è successo?” molto cordiale e continua “Guarda il tuo scritto, è stato tra i migliori. Ti ho dato Ottimo su i due compiti, veramente una bella prova, complimenti”.
Prendo i due compiti leggo il primo, la prova test 30 domande 28 giuste. Lo spettacolo vero era l’altra prova 35 domande risposta aperta in 90 minuti, che aveva il seguente giudizio: “OTTIMO, 33 domande corrette, alcune molto complete”.
Guardo molto sorpreso i compiti, francamente non mi aspettavo una performance così elevata.
“Grazie, Maestro; quando posso recuperare la prova pratica?”
“Oohh, ma tu non ne hai bisogno, io ti osservo già da molto tempo e per me il tuo esame è una pura formalità…”.
Volevo abbandonarlo, perché inutile, costoso, impegnativo. Adesso mi tocca anche finire ‘sto corso per istruttori… non ci voleva proprio.
lunedì 22 febbraio 2010
Poesiola sms
Bel Porchetto Porcobello
dov'hai il lardo bello?
sul gambetto o sul coscione
o sul culo un po culone.
(Genia)
eh, lo so, in fase depressiva si gratta il fondo del barile per trovare qualcosa di decente da scrivere.
Dài che domani vi racconto degli esiti dell'esame di KF
dov'hai il lardo bello?
sul gambetto o sul coscione
o sul culo un po culone.
(Genia)
eh, lo so, in fase depressiva si gratta il fondo del barile per trovare qualcosa di decente da scrivere.
Dài che domani vi racconto degli esiti dell'esame di KF
venerdì 19 febbraio 2010
Ridere amaro.
Stamattina mi chiama il mio amico Alf, a cui mi nego da un paio di giorni perché ieri è stato un giorno di merda. (so che vi chiedete il perché, ma adesso ve lo spiego).
Insomma mi chiama e mi chiede:” tutto bene? Sono un po' preoccupato perchè mi hai buttato giù la telefonata senza spiegazioni”
“si, hai ragione ieri è stata una giornata di merda e sono nella merda; mai stato così peggio”
“Oddio che è successo? Patatina, la Genia, tutto bene? La salute?” allarmato.
“Si stanno bene, ho altri problemi, te ne parlo dopo”
“beh, fino a quando la salute c’è, il resto va a posto” e metto giù.
Due minuti dopo mi manda un messaggio.
“ma che succede?”
Rispondo, in sms: “licenziano il mio capo e il suo braccio destro”
E lui:”E che cosa ti sconvolge tanto?”
“Io sono il braccio destro”
Non ho potuto far altro che ridere.
Insomma mi chiama e mi chiede:” tutto bene? Sono un po' preoccupato perchè mi hai buttato giù la telefonata senza spiegazioni”
“si, hai ragione ieri è stata una giornata di merda e sono nella merda; mai stato così peggio”
“Oddio che è successo? Patatina, la Genia, tutto bene? La salute?” allarmato.
“Si stanno bene, ho altri problemi, te ne parlo dopo”
“beh, fino a quando la salute c’è, il resto va a posto” e metto giù.
Due minuti dopo mi manda un messaggio.
“ma che succede?”
Rispondo, in sms: “licenziano il mio capo e il suo braccio destro”
E lui:”E che cosa ti sconvolge tanto?”
“Io sono il braccio destro”
Non ho potuto far altro che ridere.
giovedì 18 febbraio 2010
mercoledì 17 febbraio 2010
Hannibal: in memoriam
Ho impiegato 2 mesi per elaborare il lutto. Sono in ritardo ma glielo devo, tutti noi glielo dobbiamo. Hannibal è passato a miglior vita.
Hannibal era un pesce. Uno scalare nero, bellissimo di oltre quattro anni, che era diventata la mascotte del nostro ufficio.
Tre anni fa avevamo installato in ufficio questo acquario con diversi pesci, ma nel corso del tempo, tutti i pesci erano morti, tranne uno, nero. E ogni volta che ne aggiungevamo uno, questo inspiegabilmente scompariva. I tigrati, il pesce verme, i pesci gialli neri, scomparivano tutti. Tranne lui. Lo abbiamo soprannominato Dott. Lecter, Hannibal per gli amici.
Come entravamo in ufficio, reclamava il cibo. E noi, ossequiosi, ubbidivamo. Nell’ultimo anno era diventato grande e bellissimo. Poi improvvisamente è iniziato a stare male e la sua agonia è durata più di una settimana.
L’ho seppellito accanto a Tigrato sotto ad un glicine che non è mai fiorito.
Magari uno di questi anni, quando il glicine fiorirà, il grappolo avrà qualche petalo nero.
Hannibal era un pesce. Uno scalare nero, bellissimo di oltre quattro anni, che era diventata la mascotte del nostro ufficio.
Tre anni fa avevamo installato in ufficio questo acquario con diversi pesci, ma nel corso del tempo, tutti i pesci erano morti, tranne uno, nero. E ogni volta che ne aggiungevamo uno, questo inspiegabilmente scompariva. I tigrati, il pesce verme, i pesci gialli neri, scomparivano tutti. Tranne lui. Lo abbiamo soprannominato Dott. Lecter, Hannibal per gli amici.
Come entravamo in ufficio, reclamava il cibo. E noi, ossequiosi, ubbidivamo. Nell’ultimo anno era diventato grande e bellissimo. Poi improvvisamente è iniziato a stare male e la sua agonia è durata più di una settimana.
L’ho seppellito accanto a Tigrato sotto ad un glicine che non è mai fiorito.
Magari uno di questi anni, quando il glicine fiorirà, il grappolo avrà qualche petalo nero.
martedì 16 febbraio 2010
Strà del mascio
Domenica ero in giro con la Genia, Patatina, e il nonno di Patatina e andavamo a fare un giretto nella campagna vicentina.
Prendiamo ad un certo punto una bella strada tra i campi ed ad un certo punto il papà della Genia dice: “Eco! Xe una strà fata col Mascio [pronuncia: mas-cio].”
Rallento, lo guardo con espressione interrogativa: “Eh?”
“Si”, aggiunge in perfetto italiano, con un lieve accento senese “vuol dire che siamo in una strada fatta con il maschio del maiale”.
La mia espressione non cambia: “Se tu fai andare su una strada un maiale, questo non va dritto e neanche a zig zag, ma va un po' dritto un po' a sinistra e un po' a destra, per questo una strada che non è dritta, si dice che è fatta col maiale”.
"e anche DAL maiale",aggiungo tra me e me.
Accelero e mi gusto, soddisfatto, la guida.
Prendiamo ad un certo punto una bella strada tra i campi ed ad un certo punto il papà della Genia dice: “Eco! Xe una strà fata col Mascio [pronuncia: mas-cio].”
Rallento, lo guardo con espressione interrogativa: “Eh?”
“Si”, aggiunge in perfetto italiano, con un lieve accento senese “vuol dire che siamo in una strada fatta con il maschio del maiale”.
La mia espressione non cambia: “Se tu fai andare su una strada un maiale, questo non va dritto e neanche a zig zag, ma va un po' dritto un po' a sinistra e un po' a destra, per questo una strada che non è dritta, si dice che è fatta col maiale”.
"e anche DAL maiale",aggiungo tra me e me.
Accelero e mi gusto, soddisfatto, la guida.
lunedì 15 febbraio 2010
Budino
Questo fatto mi è successo quando avevo dieci o forse undici anni; ogni sabato io e mia sorella uscivamo da scuola e partivamo con i miei genitori per andare in campagna. Mia nonna ci aspettava per pranzo e io ero affamato come un lupo (che strano…) ma avevo già l’acquolina in bocca perché mia nonna mi preparava sempre qualche dolce che mi piaceva da morire. Quella volta c’era il budino al crème caramel, che è tra i miei top 5 trai dolci.
Alla fine del pranzo mia nonna tira fuori dal frigo una zuppiera, la rovescia e, bellissimo, un fantastico budino di color crema si era materializzato al centro della tavola.
Una cascata di crème caramel scivolava dalla sua sommità sulla quale tuttavia c’era una piccola conchetta per via della forma della zuppiera e il crème caramel era rimasto come se fosse un piccolo laghetto rotondo.
Per aiutarlo iniziai a soffiarvi dentro e piano piano il caramello si spargeva lungo i fianchi del budino. Ma improvvisamente mi uscì un po' di saliva dalla bocca, mentre soffiavo. Così cercai di far finta di niente continuando con indifferenza a soffiare lungo tutta la superficie del budino, caramello misto a saliva. Quando ero quasi sicuro che nessuno mi aveva visto, mio padre tuonò: “Quando hai finito di sputare sul budino, ce lo lasci mangiare?”.
Mi vergognai molto e mi sentii in colpa, perché nessuno volle più mangiarlo.
Fui costretto a mangiarmelo tutto.
Che sfiga.
Alla fine del pranzo mia nonna tira fuori dal frigo una zuppiera, la rovescia e, bellissimo, un fantastico budino di color crema si era materializzato al centro della tavola.
Una cascata di crème caramel scivolava dalla sua sommità sulla quale tuttavia c’era una piccola conchetta per via della forma della zuppiera e il crème caramel era rimasto come se fosse un piccolo laghetto rotondo.
Per aiutarlo iniziai a soffiarvi dentro e piano piano il caramello si spargeva lungo i fianchi del budino. Ma improvvisamente mi uscì un po' di saliva dalla bocca, mentre soffiavo. Così cercai di far finta di niente continuando con indifferenza a soffiare lungo tutta la superficie del budino, caramello misto a saliva. Quando ero quasi sicuro che nessuno mi aveva visto, mio padre tuonò: “Quando hai finito di sputare sul budino, ce lo lasci mangiare?”.
Mi vergognai molto e mi sentii in colpa, perché nessuno volle più mangiarlo.
Fui costretto a mangiarmelo tutto.
Che sfiga.
domenica 14 febbraio 2010
Dentro al tunnel
Non ho poi resistito molto. Comunque la dovevo provare. Così in pulmino mi misi in bocca un paio di foglie di coca. E iniziai a masticarle. Il sapore era quello delle foglie di rosa. Non che le abbia mai assaggiate, ma il sapore era simile a quell’odore.
“Io non sento niente” dissi alla guida.
“Ehehe” mi rispose. Non aveva capito un cazzo.
Dopo un paio di ore sul pulmino, ci fermammo esausti in luogo eccezionale: in altipiano circondato dalle montagne: dal bordo della strada di stendeva un enorme prato in leggero pendio, verso un piccolo lago, dove placidamente pascolava un gregge di pecore.
Non ricordo cosa provai, ma iniziai a correre a torso nudo, agitando la maglietta come se fosse un lazo. Feci circa duecento metri di corsa senza fermarmi, spaventando le pecore. Arrivato sul bordo del lago, misi i piedi nell’acqua.
Poi arrivo La Genia che mi guardò e chiese:”Tutto bene, sembri un po'…ecco, su di giri…”
“Sisisisituttobenebenissimomaistatomegliohaivistolepecoreilpratoeillagosaicheglispagnolihannodistruttoipalazziincaehannocostruitosopralelorochieseeiterremotihannodistruttosololelorocostruzioniehannorisparmiatoquelledegliincas?”
“ehm, no” e mi ha allungato da bere:”Mettiti tranquillo, hai fatto una corsa e non vorrei che stessi male.”
“Nonononoperchèperchèperchè?”
“Guarda il cartello: dice 4000 metri”.
“Io non sento niente” dissi alla guida.
“Ehehe” mi rispose. Non aveva capito un cazzo.
Dopo un paio di ore sul pulmino, ci fermammo esausti in luogo eccezionale: in altipiano circondato dalle montagne: dal bordo della strada di stendeva un enorme prato in leggero pendio, verso un piccolo lago, dove placidamente pascolava un gregge di pecore.
Non ricordo cosa provai, ma iniziai a correre a torso nudo, agitando la maglietta come se fosse un lazo. Feci circa duecento metri di corsa senza fermarmi, spaventando le pecore. Arrivato sul bordo del lago, misi i piedi nell’acqua.
Poi arrivo La Genia che mi guardò e chiese:”Tutto bene, sembri un po'…ecco, su di giri…”
“Sisisisituttobenebenissimomaistatomegliohaivistolepecoreilpratoeillagosaicheglispagnolihannodistruttoipalazziincaehannocostruitosopralelorochieseeiterremotihannodistruttosololelorocostruzioniehannorisparmiatoquelledegliincas?”
“ehm, no” e mi ha allungato da bere:”Mettiti tranquillo, hai fatto una corsa e non vorrei che stessi male.”
“Nonononoperchèperchèperchè?”
“Guarda il cartello: dice 4000 metri”.
A un passo dal tunnel
Quando io e La Genia andammo in Perù, per contrastare gli effetti dell’altitudine ci avevano consigliato di assumere coca.
Un primo assaggio di cosa significasse vivere a quel’altezza fu al secondo giorno del viaggio, quando passammo dai rassicuranti 100 metri di Lima ai 2500 di una cittadina del Peru nord, Huanuco, passando per un valico a 4100 metri.
Saremmo dovuti arrivare alle 10 di sera e alle 6 era già buio pesto, per cui, un po' perché eravamo in pulmino, un po' per il fuso orario, un po' perché non sapevamo bene che cosa fare ci eravamo messi a dormire. Ad un certo punto era notte e mi ero svegliato; in realtà erano le 8 di sera, ma c’era un buio pesto, fuori c’era una stellata spettacolare mentre passavamo tra le montagne. Quindi mi svegliai con un peso pazzesco allo stomaco ma, stranamente, ero quasi a digiuno (giusto due spiedini di pollo arrosto, leggeri leggeri) da circa un paio d’ore. Anche La Genia si era svegliata e sentiva un oppressione al cuore.
Ci scambiammo le nostre sensazioni e i nostri disturbi (“probabilmente siamo sul valico a 4000 metri”, dissi) e convenimmo che Lei stesse a digiuno, perche da quel momento a un paio d’ore saremmo arrivati; io pensai invece che avere un peso allo stomaco senza aver mangiato, sarebbe stato assolutamente uno spreco.
Per cui estrassi dallo zaino gli ultimi due panini che mi ero fatto a casa (in Italia). Aprii la carta stagnola del primo: prosciutto cotto, mozzarella, una foglia di lattuga e, non poteva mancare, maionese. Non è che fosse freschissimo, il prosciutto odorava un pochino di rancido, ma appena appena, insomma: si poteva mangiare. Il profondo disgusto che il viso della Genia espresse nel momento in cui le offersi un morso, mi fece finire in pochi bocconi il panino e immediatamente aprire il secondo (asiago, lattuga e maio), che aveva retto egregiamente le 48 ore e gli oltre 10000 km di viaggio.
“Se devo sentire un peso sullo stomaco, almeno ci sia un motivo”.
Arrivammo a Huanuco senza aver problemi e quella sera al ristorante, disgustato dalla Genia che mangiava il “Caldo de Galina” (brodo di pollo con dentro pezzi di gallina lessa), ordinai un specie di pollo in umido (uno, intero, cioè due cosce, due ali,ecc), un misto di fagioli e patate e verdure cotte con pezzi di carne dentro e finii i capelli d’angelo in brodo che la Genia aveva avanzato.
Non soffrimmo l’altitudine e per quella volta riuscimmo ad evitare il tunnel della droga. Anche quella volta la maionese mi aveva salvato.
Ma era solo questione di tempo.
Un primo assaggio di cosa significasse vivere a quel’altezza fu al secondo giorno del viaggio, quando passammo dai rassicuranti 100 metri di Lima ai 2500 di una cittadina del Peru nord, Huanuco, passando per un valico a 4100 metri.
Saremmo dovuti arrivare alle 10 di sera e alle 6 era già buio pesto, per cui, un po' perché eravamo in pulmino, un po' per il fuso orario, un po' perché non sapevamo bene che cosa fare ci eravamo messi a dormire. Ad un certo punto era notte e mi ero svegliato; in realtà erano le 8 di sera, ma c’era un buio pesto, fuori c’era una stellata spettacolare mentre passavamo tra le montagne. Quindi mi svegliai con un peso pazzesco allo stomaco ma, stranamente, ero quasi a digiuno (giusto due spiedini di pollo arrosto, leggeri leggeri) da circa un paio d’ore. Anche La Genia si era svegliata e sentiva un oppressione al cuore.
Ci scambiammo le nostre sensazioni e i nostri disturbi (“probabilmente siamo sul valico a 4000 metri”, dissi) e convenimmo che Lei stesse a digiuno, perche da quel momento a un paio d’ore saremmo arrivati; io pensai invece che avere un peso allo stomaco senza aver mangiato, sarebbe stato assolutamente uno spreco.
Per cui estrassi dallo zaino gli ultimi due panini che mi ero fatto a casa (in Italia). Aprii la carta stagnola del primo: prosciutto cotto, mozzarella, una foglia di lattuga e, non poteva mancare, maionese. Non è che fosse freschissimo, il prosciutto odorava un pochino di rancido, ma appena appena, insomma: si poteva mangiare. Il profondo disgusto che il viso della Genia espresse nel momento in cui le offersi un morso, mi fece finire in pochi bocconi il panino e immediatamente aprire il secondo (asiago, lattuga e maio), che aveva retto egregiamente le 48 ore e gli oltre 10000 km di viaggio.
“Se devo sentire un peso sullo stomaco, almeno ci sia un motivo”.
Arrivammo a Huanuco senza aver problemi e quella sera al ristorante, disgustato dalla Genia che mangiava il “Caldo de Galina” (brodo di pollo con dentro pezzi di gallina lessa), ordinai un specie di pollo in umido (uno, intero, cioè due cosce, due ali,ecc), un misto di fagioli e patate e verdure cotte con pezzi di carne dentro e finii i capelli d’angelo in brodo che la Genia aveva avanzato.
Non soffrimmo l’altitudine e per quella volta riuscimmo ad evitare il tunnel della droga. Anche quella volta la maionese mi aveva salvato.
Ma era solo questione di tempo.
venerdì 12 febbraio 2010
Chiamami Pamela
Vado in diretta, nel senso che di solito scrivo prima su word, che ha il correttore automatico e il generatore di sinonimi, e quindi mi sento Enzo Biagi. Adesso che scrivo così, direttamente sul sito, mi sento un po' così, come dire, “libero e bello”, come un trapezista.
Stop. Epifania.
Vedo un Maiale al circo, che si ondeggia sul trapezio. Nell’ordine: si strappano le corde del trapezio, la sbarra del trapezio, il tendone con le corde attaccate. Il maiale cade e sfonda la rete.
Vabbè rifacciamo.
Vado in diretta e mi sento così…normale.
Stasera ho fatto le cadute. Nel senso che per cadere era facile, il problema è stato rialzarsi: in compenso sono stato umiliato diverse volte.
La prima volta ero prono e dovevo ondeggiare le gambe su e giù, classico esercizio di rafforzamento dei muscoli paravertebrali. Io tengo le gambe belle tese e quindi contraggo i muscoli delle cosce che occupano un certo volume. Quindi i piedi non possono essere uniti, perche le mie cosce sono grosse e quindi tengono separate le gambe e quindi i piedi. “tieni i piedi uniti” mi dice il maestro, “TIENI I PIEDI UNITI” mi ripete. Io mi giro e lo guardo con l’espressione mesta che esprime “mi dispiace….” . lui mi guarda con compassione: “fa niente, lascia perdere”
La seconda volta è successa con Lo Tzu, il Signore della Comunicazione.
Mi ha fatto fare un esercizio in cui ero sdraiato su un fianco, ho teso le gambe e ho sforbiciato. È un’azione propedeutica in cui io salto, con le gambe prendo la testa dell’avversario e sforbicio, con la testa tra le gambe. Ecco. Le mie cosce saranno anche cicce, ma sono anche muscolose, molto muscolose, e non oso pensare se mi dovesse accadere di dover usare nella realtà questa tecnica e riuscisse bene: sentirei “splaft!". Con brandelli di cervello sparsi sui prosciutti. Molto pericoloso.
Comunque per adesso ero a terra ad imparare il movimento. Se lo fate, capirete che se sforbiciate con le gambe tese su un fianco, se siete delle ragazze avete un grosso vantaggio: lì non c’è niente. Gli uomini, lì hanno qualcosa. E io ho anche le gambe grosse.
Ho fatto la sforbiciata veloce e ahi…
E Lo Tzu “Che c’è?” ridacchiando, perché aveva capito.
“Ho le gambe…” gli rispondo.
“Anch’io”
“Le mie due, sono quattro delle tue, e chiamami Pamela, d’ora in poi”
Stop. Epifania.
Vedo un Maiale al circo, che si ondeggia sul trapezio. Nell’ordine: si strappano le corde del trapezio, la sbarra del trapezio, il tendone con le corde attaccate. Il maiale cade e sfonda la rete.
Vabbè rifacciamo.
Vado in diretta e mi sento così…normale.
Stasera ho fatto le cadute. Nel senso che per cadere era facile, il problema è stato rialzarsi: in compenso sono stato umiliato diverse volte.
La prima volta ero prono e dovevo ondeggiare le gambe su e giù, classico esercizio di rafforzamento dei muscoli paravertebrali. Io tengo le gambe belle tese e quindi contraggo i muscoli delle cosce che occupano un certo volume. Quindi i piedi non possono essere uniti, perche le mie cosce sono grosse e quindi tengono separate le gambe e quindi i piedi. “tieni i piedi uniti” mi dice il maestro, “TIENI I PIEDI UNITI” mi ripete. Io mi giro e lo guardo con l’espressione mesta che esprime “mi dispiace….” . lui mi guarda con compassione: “fa niente, lascia perdere”
La seconda volta è successa con Lo Tzu, il Signore della Comunicazione.
Mi ha fatto fare un esercizio in cui ero sdraiato su un fianco, ho teso le gambe e ho sforbiciato. È un’azione propedeutica in cui io salto, con le gambe prendo la testa dell’avversario e sforbicio, con la testa tra le gambe. Ecco. Le mie cosce saranno anche cicce, ma sono anche muscolose, molto muscolose, e non oso pensare se mi dovesse accadere di dover usare nella realtà questa tecnica e riuscisse bene: sentirei “splaft!". Con brandelli di cervello sparsi sui prosciutti. Molto pericoloso.
Comunque per adesso ero a terra ad imparare il movimento. Se lo fate, capirete che se sforbiciate con le gambe tese su un fianco, se siete delle ragazze avete un grosso vantaggio: lì non c’è niente. Gli uomini, lì hanno qualcosa. E io ho anche le gambe grosse.
Ho fatto la sforbiciata veloce e ahi…
E Lo Tzu “Che c’è?” ridacchiando, perché aveva capito.
“Ho le gambe…” gli rispondo.
“Anch’io”
“Le mie due, sono quattro delle tue, e chiamami Pamela, d’ora in poi”
giovedì 11 febbraio 2010
Il cavallo consumato
Un paio di anni fa ero andato per lavoro in Usa e per il cambio favorevole ho fatto un sacco di acquisti. Ho preso tra le altre cose le timberland alte a 56 euro, i levis 501 a 31 euro e un altro paio di jeans levis.
Questi ultimi non ho preso il “confortable fit”, cioè la versione un po' più grande sulle cosce.
Ieri con mio enorme disappunto ho visto che l’interno-coscia di questi Levis era consumato e c’erano dei buchi.
Un po' tutti i miei Jeans hanno questo problema perché non riesco a trovare in Italia la taglia “quadricipite femorale gastrocnemio fit”.
La “coscia de porco” fit.
Solo la Levis ce li ha.
Levis, only for Pork.
Questi ultimi non ho preso il “confortable fit”, cioè la versione un po' più grande sulle cosce.
Ieri con mio enorme disappunto ho visto che l’interno-coscia di questi Levis era consumato e c’erano dei buchi.
Un po' tutti i miei Jeans hanno questo problema perché non riesco a trovare in Italia la taglia “quadricipite femorale gastrocnemio fit”.
La “coscia de porco” fit.
Solo la Levis ce li ha.
Levis, only for Pork.
martedì 9 febbraio 2010
Benvenuti!
Benvenuti,
sono la testimonial di questo blog
Sono del clan delle Pigotte: chi mi ha fatto sa che la consistenza della bambola rispecchia il carattere della bambina o del bambino che adotta una pigotta (o possiede una bambola in genere): bambola floscia carattere floscio, bambola consistente, carattere consistente.
Mi hanno fatto MOLTO consistente: mi puoi tenere per una mano e io rimango dritta come un fuso, posso tenere i libri dritti sugli scaffale, posso sostituire una gamba rotta di una sedia, ma il lavoro che mi riesce meglio e quello di farmi abbracciare da Patatina. Infatti sono IN ASSOLUTO la bambola preferita di Patatina: Mandarino, Pasticcio e la Yule mi fanno una pippa.
Siccome sono anche un po' pallida, smunta e assolutamente rigida, il Maiale mi ha chiamato Rigormortis.
Questo la dice lunga sul livello culturale del blog.
(e se mi permettete anche se il Porco è dimagrito, rimane Asino Quanto Pesa. Per sempre. Secula seculorum.)
sono la testimonial di questo blog
Sono del clan delle Pigotte: chi mi ha fatto sa che la consistenza della bambola rispecchia il carattere della bambina o del bambino che adotta una pigotta (o possiede una bambola in genere): bambola floscia carattere floscio, bambola consistente, carattere consistente.
Mi hanno fatto MOLTO consistente: mi puoi tenere per una mano e io rimango dritta come un fuso, posso tenere i libri dritti sugli scaffale, posso sostituire una gamba rotta di una sedia, ma il lavoro che mi riesce meglio e quello di farmi abbracciare da Patatina. Infatti sono IN ASSOLUTO la bambola preferita di Patatina: Mandarino, Pasticcio e la Yule mi fanno una pippa.
Siccome sono anche un po' pallida, smunta e assolutamente rigida, il Maiale mi ha chiamato Rigormortis.
Questo la dice lunga sul livello culturale del blog.
(e se mi permettete anche se il Porco è dimagrito, rimane Asino Quanto Pesa. Per sempre. Secula seculorum.)
Da porco a porco
Ecco, questa è un'opportunità per conoscere l'essenza del Porco. E' per tutti voi che non apprezzate il Maiale come essere trascendente.
Da Porco a Porco.
Bianco e Nero - Yin e Yang
Direi che sarebbe ora di ritornare al tema del blog. Tanto mi sa che volerò ancora con la mia cintura bianca. In effetti forse è meglio così. Mi si addice di più. Nella nostra scuola infatti abbiamo solo colori (bianca e nera) e questa scelta si ispira al taoismo. Il bianco è lo yang: l’energia, la luce, la forza, l’elemento positivo. Nel Kung Fu lo yang rappresenta l’espressione esteriore della lotta, infatti lo shaolin viene definito stile esterno, contrapposto al Taiji quan, che è lo stile interno. Fino alla cintura bianca prevale la forza, l’emissione esteriore della potenza, ma con gli anni e impratichendosi, lo stile si “rivolge” più verso noi stessi e si progredisce in quella direzione. Infatti la cintura è nera, perché è “yin” ovvero è l’interno, il pensiero, la morbidezza. Difatti il programma di cintura nera, che io non vedrò mai, se non quando avrò 50-60 anni, ha molti aspetti “interni”.
Tutto questo contrasta un po’ con la mia indole che è decisamente rivolta verso il dinamismo, la velocità e l’espressione esterna della forza, del cibo, insomma della porcizia in generale.
Tutto questo contrasta un po’ con la mia indole che è decisamente rivolta verso il dinamismo, la velocità e l’espressione esterna della forza, del cibo, insomma della porcizia in generale.
lunedì 8 febbraio 2010
Fuori quota
Oggi ero in mensa, e ho incrociato un collega (ahimè dirigente) e mi dice:
“ma corri ancora?”
“no, guarda al momento sono fermo”
Mi squadra il sedere e le gambe e dice:”si vede!”
Essendo dirigente gli ho risposto “Sono fermo per una condropatia rotulea al ginocchio sinistro”
…
Ma vaffanculo, quando abbiamo fatto l’ultima maratona io ho finito a 4:09’, sono andato a casa, ho fatto la doccia, mi sono cambiato, mi sono fatto una pizza e lui è arrivato al traguardo (5:05’).
In ogni caso è vero che sono fuori dal 78-84-78, ma c’è modo e modo…
.
Ebbene si, questa storia della mancata cintura nera mi ha fatto cadere in depressione e quindi mi sono “appesantito” un po’.
Porco. Maiale.
“ma corri ancora?”
“no, guarda al momento sono fermo”
Mi squadra il sedere e le gambe e dice:”si vede!”
Essendo dirigente gli ho risposto “Sono fermo per una condropatia rotulea al ginocchio sinistro”
…
Ma vaffanculo, quando abbiamo fatto l’ultima maratona io ho finito a 4:09’, sono andato a casa, ho fatto la doccia, mi sono cambiato, mi sono fatto una pizza e lui è arrivato al traguardo (5:05’).
In ogni caso è vero che sono fuori dal 78-84-78, ma c’è modo e modo…
.
Ebbene si, questa storia della mancata cintura nera mi ha fatto cadere in depressione e quindi mi sono “appesantito” un po’.
Porco. Maiale.
venerdì 5 febbraio 2010
Non è facile Vi: Il Cinturanerismo
A diverse domande non ho risposto. Me le avete fatte in molti qui sul blog (e vi ringrazio di leggermi). Si possono riepilogare in una sola: perché è cosi importante prendere la cintura nera a Luglio 2010.
Innanzitutto quando ho iniziato 7 anni fa mi ero fissato l’obiettivo “cintura nera entro il 2010”. L’obiettivo è stato confermato tre anni fa quando ho passato l’esame di “primo chi” che è l’ultimo grado prima della cintura nera. Tre anni sono lo standard per preparare l’esame (gli ultimi tre atleti diventate cinture nere hanno confermato questa tendenza).
Poi, è nata patatina e ho dovuto cambiare orario: non più alle 19 ma alle 21; sono l’unico del corso (un allievo e un istruttore): è antieconomico, il corso può essere chiuso da un momento all’altro e io non saprei realmente a che ora andare.
Inoltre, è demenziale fare la cintura nera a quaranta anni, pensate a 44 anni, come minimo. Il programma successivo prevede delle prestazioni fisiche elevate: fino a che età avrò questa freschezza fisica, già di per sé eccezionale: ancora due, tre anni al massimo.
Ancora, se in due mesi sono riuscito a fare la cosiddetta “rialzata da terra” ( da supini in terra, colpo di reni, e mi rialzo in piedi) allenandomi, provando e riprovando, prendendo schienate e sederate, significa che con l’impegno posso raggiungere i risultati che voglio.
Aggiungo anche che Lo Tzu diventerà il caposcuola della Scuola Chang. Per me sarebbe stato prestigioso essere la prima cintura nera che lui abbia preparato.
Sicuramente non gli avrei fatto fare brutta figura.
Innanzitutto quando ho iniziato 7 anni fa mi ero fissato l’obiettivo “cintura nera entro il 2010”. L’obiettivo è stato confermato tre anni fa quando ho passato l’esame di “primo chi” che è l’ultimo grado prima della cintura nera. Tre anni sono lo standard per preparare l’esame (gli ultimi tre atleti diventate cinture nere hanno confermato questa tendenza).
Poi, è nata patatina e ho dovuto cambiare orario: non più alle 19 ma alle 21; sono l’unico del corso (un allievo e un istruttore): è antieconomico, il corso può essere chiuso da un momento all’altro e io non saprei realmente a che ora andare.
Inoltre, è demenziale fare la cintura nera a quaranta anni, pensate a 44 anni, come minimo. Il programma successivo prevede delle prestazioni fisiche elevate: fino a che età avrò questa freschezza fisica, già di per sé eccezionale: ancora due, tre anni al massimo.
Ancora, se in due mesi sono riuscito a fare la cosiddetta “rialzata da terra” ( da supini in terra, colpo di reni, e mi rialzo in piedi) allenandomi, provando e riprovando, prendendo schienate e sederate, significa che con l’impegno posso raggiungere i risultati che voglio.
Aggiungo anche che Lo Tzu diventerà il caposcuola della Scuola Chang. Per me sarebbe stato prestigioso essere la prima cintura nera che lui abbia preparato.
Sicuramente non gli avrei fatto fare brutta figura.
giovedì 4 febbraio 2010
Non è facile V: La noncuranza
Arrivo in palestra.
Lo Tzu: “bentornato” .
“Grazie”. Fine.
Mi ha fatto fare degli esercizi massacranti.
Dopo mezzora che mi faceva schiattare di fatica, Io avevo il fiatone, le pulsazioni a 180, mi fa: “Tutto bene? Sei strano. Io finisco la lezione alle 11. Ma se non ce la fai, me lo dici e ti faccio finire prima”
“No, tranquillo, ce la faccio”.
Piuttosto che darti la soddisfazione, muoio qui.
Basta. Niente altro
Ma vaffanculo.
L'unico lato positivo è che mi dà del materiale da scrivere.
Lo Tzu: “bentornato” .
“Grazie”. Fine.
Mi ha fatto fare degli esercizi massacranti.
Dopo mezzora che mi faceva schiattare di fatica, Io avevo il fiatone, le pulsazioni a 180, mi fa: “Tutto bene? Sei strano. Io finisco la lezione alle 11. Ma se non ce la fai, me lo dici e ti faccio finire prima”
“No, tranquillo, ce la faccio”.
Piuttosto che darti la soddisfazione, muoio qui.
Basta. Niente altro
Ma vaffanculo.
L'unico lato positivo è che mi dà del materiale da scrivere.
lunedì 1 febbraio 2010
Non è facile IV: il ritorno.
Vabbè, prima o poi dovevo ritornare in palestra. Dopo 15 giorni di completa inattività era quasi d’obbligo. Non ho molta voglia perché Lo Tzu non è che mi abbia trattato bene, come potete ricordare. Ho già visto e rivisto 1000 volte tutti gli scenari possibili di stasera, ho in mente ogni domanda che mi può fare e la migliore risposta che devo dare.
Tuttavia io credo che sarà come se non fosse successo niente.
Ragionando con gli occhi da colletto bianco di una società americana multinazionale, oggettivamente un cliente (un buon cliente) è stato preso a calci nelle palle e nonostante il prodotto sia di eccellente qualità e viga un regime di monopolio, il cliente ridimensiona le sue aspettative nei confronti del fornitore.
Noi diciamo “if you don’t take care of your customer, someone other will”; se non ti prendi cura del tuo cliente, qualcun altro lo farà.
Ho sempre fatto attività sportiva e continuerò a farla; lo shaolin è bello ha un buon impatto sulla salute ma è giusto che alla fine il Kung fu ritorni alla dimensione di pura attività sportiva. Un ora in meno di Tai chi e un’ora in più di Patatina o una cena un po’ più tranquilla con la Genia.
Quindi stasera si ritorna in scena e vi saprò dire.
Tuttavia io credo che sarà come se non fosse successo niente.
Ragionando con gli occhi da colletto bianco di una società americana multinazionale, oggettivamente un cliente (un buon cliente) è stato preso a calci nelle palle e nonostante il prodotto sia di eccellente qualità e viga un regime di monopolio, il cliente ridimensiona le sue aspettative nei confronti del fornitore.
Noi diciamo “if you don’t take care of your customer, someone other will”; se non ti prendi cura del tuo cliente, qualcun altro lo farà.
Ho sempre fatto attività sportiva e continuerò a farla; lo shaolin è bello ha un buon impatto sulla salute ma è giusto che alla fine il Kung fu ritorni alla dimensione di pura attività sportiva. Un ora in meno di Tai chi e un’ora in più di Patatina o una cena un po’ più tranquilla con la Genia.
Quindi stasera si ritorna in scena e vi saprò dire.